Gender Variant: mamma e papa’, anche se mi trucco resto sempre vostro figlio

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Cari Mamma e Papà,

sono il vostro Marco e vi scrivo questa lettera perché non ho il coraggio di dirvi a voce delle cose.

Il vostro amore è infinito, fate tantissimo per me, per la mia felicità e di questo ve ne sono grato. Provo a ricambiare i vostri sacrifici cercando di rendervi sempre orgogliosi di me, con la scuola, la musica, e proprio per questo ho paura di deludervi nel dirvi quello che ho nel cuore, ma non ce la faccio più a tenerlo dentro.

Senza troppi giri di parole, io sento di essere nato in un corpo sbagliato, che non mi appartiene: dentro sento di essere una ragazza. Mi hanno sempre affascinato gli abiti da donna, bambole, principi e principesse, trucchi, scarpe, borse. Quando ero più piccolo mi sentivo confuso, non capivo cosa mi stesse succedendo, mi sentivo solo perché nessuno dei miei amichetti condivideva questi interessi con me. Solo una volta l’ho confidato al mio migliore amico e lui ha pensato bene di spifferarlo agli altri compagni. Mi hanno preso tanto in giro, mi hanno detto delle parole bruttissime, mi hanno fatto sentire sbagliato.

Ma il momento più doloroso di tutti è stato sicuramente quando papà mi ha scoperto mentre mi truccavo in bagno e mi ha tirato uno schiaffo, andandosene via senza dire una parola e sbattendo forte la porta. Sono rimasto lì, solo, a piangere in silenzio per tanto tempo, immobile, guardando il pennello da trucco che stringevo ancora tra le mani, chiedendomi continuamente cosa avessi fatto di male per essere nato in un corpo sbagliato. In quel momento preciso ho desiderato di scomparire. Perché è successo a me? Perché non sono un ragazzo “normale” come tutti, in pace con se stesso e con il proprio corpo? Non so rispondere, l’unica cosa che sento di dire è che quello che sento dentro è vero, è reale, è il mio sogno più grande.

So di procurarvi un forte dolore, mi dispiace tanto, ma voi mi avete sempre detto che è vostro desiderio vedermi e sapermi felice e sereno. Beh, tutto questo non può avverarsi se anzitutto io non posso essere sincero con voi, se non sono libero di esprimere in ogni modo possibile quella che sento essere la mia vera natura. Si, perché di natura si parla, non è un capriccio, non è una moda, come spesso dice chi non ha idea di cosa significhi guardarsi allo specchio e non riconoscersi, l’amarezza che si prova nel non poter acquistare prodotti di makeup perché si teme il giudizio o degli abiti femminili senza sentirsi addosso occhi giudicanti e offensivi, cosa si prova quando ti chiamano Marco, ma dentro tu vorresti essere chiamata Marta. Marta.

Ma, cari mamma e papà, in questo trambusto di abiti, nomi e pronomi, ci sono delle cose che sono e resteranno sempre immutabili: il mio disordine, la mia simpatia, la mia sensibilità, ma soprattutto il mio immenso amore per voi. So che avrete bisogno di tempo per accettare tutto questo, sono disposto a darvene quanto vorrete, purchè ci proviate. Anch’io sono spaventato dal futuro, non so cosa mi aspetta, sicuramente sarà molto complicato e difficile, ma sento che è la cosa giusta, che è la strada giusta per la felicità e vorrei avervi vicino. Da qualche parte ho letto “Amare qualcuno significa anche questo: saper ascoltare, saper comprendere, saper accettare”, riuscirete ancora ad amarmi?

Con amore

Mar…ta

 

Gender variant, o variante di genere, è questo il nome con cui si indica quella condizione per la quale alcune persone non sentono di appartenere al genere sessuale con cui sono nati ma si identificano in maniera forte e persistente con il sesso opposto. Queste persone si sentono, di fatto, imprigionate in un corpo sbagliato. Tale caratterizzazione non è riconducibile ad anomalie genetiche, la scienza ha ampiamente dimostrato che in natura non esistono solo due generi (maschio e femmina), ma queste categorie sono piuttosto da considerare come i due estremi di un continuum, all’interno del quale sono presenti tante possibili sfumature.

Da questa differente identificazione col genere di nascita, originano spesso sentimenti di confusione, disagio clinicamente significativo, vissuti di ansia, depressione, bassa autostima, isolamento sociale, autosvalutazione, che in alcuni casi sfociano in agiti particolarmente pericolosi come autolesionismo, ideazione suicidaria e tentativi di suicidio, soprattutto tra  gli adolescenti. Questi ultimi vengono descritti, infatti, come la popolazione più psicologicamente vulnerabile poiché è proprio nel momento della crescita puberale, con lo sviluppo delle caratterizzazioni di genere (seno e mestruazioni per le femmine, barba, peluria e tono della voce per i maschi), che l’adolescente si confronta con gli effetti di un corpo che cambia e si modifica in una modalità non desiderata e non possiede gli strumenti né le risorse emotive per far fronte a tale crisi.

Esistono diversi centri specializzati in cui equipe mediche aiutano queste persone ad esplorare la propria identità e a trovare una corrispondenza nella quale sentirsi a loro agio, attraverso percorsi psicoterapeutici ed eventuali intereventi endocrinologici e chirurgici.

E i genitori? Anch’essi vivono intensi momenti di dolore, smarrimento, non accettazione, insicurezza circa gli atteggiamenti più giusti da assumere in queste situazioni, preoccupazione per le ripercussioni che questo cambiamento potrà scatenare nella sfera sociale familiare. Spesso fanno finta di nulla, ignorando le richieste dei giovani nella speranza che sia una fase momentanea (e ad onor del vero delle volte lo è), ma molto spesso questo atteggiamento di negazione della naturale espressione dei bambini o dei ragazzi si rivela controproducente, perché non sentendosi accettato nemmeno da chi dovrebbe amarlo incondizionatamente, il ragazzo rischia di sviluppare ulteriori problematiche psicologiche che vanno a sommarsi a quelle già innescate dalla crisi d’identità..

È un momento molto doloroso, simile ad un lutto, in cui si lascia andare per sempre l’immagine e l’idea che negli anni si era costruita del figlio, per abbracciarne un’altra completamente diversa.

Nell’ottica di tutela dell’integrità della salute emotiva e mentale di tutta la famiglia, i genitori dovrebbero intraprendere un percorso parallelo a quello dei figli, al fine di giungere ad un punto di  accettazione di questa nuova realtà, rivolgendosi a professionisti esperti nel settore e prendendo parte a gruppi di genitori che vivono le stesse situazioni.

 

 

Dott.ssa Valentina Rucco

Psicologa e Psicoterapeuta

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Questo articolo ha un commento

  1. Laura anitori

    Articolo molto interessante e che copre un argomento che, purtroppo, va ancora discusso......
    A fronte della tecnologia che nell ultimo secolo ha fatto passi da gigante, viene da chiedersi come mai invece l essere umano sia ancora così limitato dal giudicare una persona in base al suo abito.......

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