Lettera a cuore aperto

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La verità è che anche io credo a quei pregiudizi sociali che recitano “Eh, ma tu sei una psicologa! Dovresti sapere cosa fare in questi casi”, “Eh, ma sei una psicologa! Non dovresti comportarti così con me”. E sapete quando ci credo?

Quando a dirmelo non sono sconosciuti, conoscenti o pazienti, ai quali riesco a spiegare che no, non funziona così, che esiste una regola implicita per la quale lo psicologo non fa lo psicologo anche nella vita privata, che non si prendono in carico amici e parenti proprio perché si è coinvolti emotivamente ed entra in gioco la nostra parte interiore, quella di essere umano dotato di possibilità e limiti proprio come tutti gli altri.

Sapete quando ci casco? Quando mi crolla questo giudizio tutto sulle spalle e non lo elimino più dalla mente tanto da farmi del male? Quando a dirmelo sono le persone più vicine a me, quando la richiesta d’aiuto viene dalle zone più prossimali alla mia zona intima, quando quel consiglio o quel comportamento che si aspettano da me è grosso come un macigno e questo perché in una relazione, che sia parentale, di amicizia o d’amore, in cui sono coinvolta non c’è la professionista, che dovrebbe essere lasciata fuori perché sì, mi può dare qualche strumento o consiglio, ma mi dona anche tanta pressione su come dovrei essere o come dovrebbero andare le cose, ma ci sono IO con tutte le mie insicurezze e con tutte le mie difficoltà, che mi barcameno nel mondo delle relazioni cercando di non deludere e deludermi mai. Eppure, quando svolgo la mia professione, in terapia, tra prove ed errori, studio e supervisioni, riesco a riconoscere i miei punti deboli, accettarli e a lavorarci e mi aspetto che io possa fallire, che il mio modo di fare terapia non sia sempre quello giusto e, perciò, instauro con il paziente quella che in gergo si chiama alleanza terapeutica, ossia una relazione centrata su obiettivi condivisi, cooperazione e ruoli, una relazione aperta al divenire, disposta ad aggiustare il tiro e onesta al fine di cambiare rotta quando serve.

Bene, questo funziona nella vita da professionista ma, oggi, con questa lettera a cuore aperto, vorrei gridare a tutti e anche a me stessa che nella mia vita privata non va così: tendenzialmente do tutta me stessa agli altri, tendenzialmente non esprimo le mie emozioni ed opinioni (e credetemi ci sto lavorando su nella mia terapia personale), tendenzialmente non chiedo aiuto a nessuno e ciò per dimostrarmi che ce la posso fare da sola anche quando nessuno me l’ha chiesto, anche quando la vita mi dice “Si ok, ma sei umana puoi chiedere, puoi pretendere, puoi esprimerti!” e invece io, per paura di perdere e di perdermi, piuttosto mi chiudo, fingo che tutto vada bene e con grande pazienza (dote di cui ho preso consapevolezza solo qualche anno fa), parlo a me stessa di approssimazioni successive verso il benessere, verso la carriera, verso i miei obiettivi e verso me stessa..e tutto va bene così, tutto funziona, anche se con grande dolore nel percorso e attesa per ciò che verrà. Ma arriverà mai tutto ciò per cui lotto ogni giorno? I sogni si realizzeranno?

E così, nell’incertezza del vivere, sto imparando una cosa, che posso anche arrabbiarmi quando una cosa non mi va bene, quando per me non è giusto o perché non me lo merito, e questo non fa di me una persona peggiore. Lo dico ai miei pazienti ed oggi, finalmente, lo dico anche a me.


In questa lettera a voi e a me stessa non mi nascondo, ci metto nome e cognome, non perché voglia mostrare il mio ego ma per dimostrare che non c’è nulla di male a mostrarsi deboli, imperfetti, ammaccati ed umani e diffondo il consiglio di lottare per se stessi non solo ai miei pazienti attuali, ma a tutte le persone vicine e lontane, perché prendersi cura di se stessi vuol dire essere sinceri e aprire tutte le porte del proprio cuore, che si spalancheranno alla verità seppure spesso faranno male! Noi psicologi non siamo supereroi, non siamo dotati di una conoscenza innata e suprema che ci esonera dal provare dolore. Proprio come tutto il resto del mondo, anche noi siamo nati e cresciuti con un cuore ed un cervello. A volte siamo venuti su rotti o feriti, a volte gli eventi della vita ci risultano ingestibili in quanto troppo forti o emotivamente dolorosi.

Anche noi, come voi, lottiamo ogni giorno con i nostri demoni interiori e se ci va bene ce ne rendiamo conto, ne prendiamo consapevolezza e li affrontiamo, ma, a volte, sono così radicati e ciclici che facciamo fatica a riconoscerli proprio come tutte le altre persone. Non siamo immuni dalle emozioni e dalla sofferenza, come voi lottiamo per la nostra sopravvivenza e realizzazione!

Perciò, vi dico, che siate psicologi, medici, autisti, manager, imprenditori, operatori ecologici o qualsiasi altra cosa siate, siete in primis degli esseri umani: scovate in voi la forza necessaria per guardare in faccia i vostri demoni, prenderli per mano e percorrere insieme la strada per la vostra libertà!

Come dice una mia cara amica: Buon coraggio!

Dott.ssa Erica Montinari

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