Burocrazia e psicologia: affrontare la prima per esercitare la seconda

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Ho conseguito una laurea in Giurisprudenza ed un Master in Risorse Umane (per farla breve), lavoro in Nova Mentis da tre anni e la domanda che tutti mi fanno è sempre la stessa: “Ma tu, che ci fai con gli psicologi?”. E, all’inizio, la mia risposta era sempre la stessa espressione smarrita. Poi ho capito che, forse più di qualcosa posso fare anch’io. Perché? Perché lo Psicologo, per poter esercitare la propria professione, almeno all’inizio (e non solo allora) deve districarsi tra tutta una serie di cavilli burocratici a volte anche poco chiari… ed ecco che ritroviamo quell’espressione smarrita.

Bene, dopo tutto questo tempo passato a sentire le lamentele dei “remigini” del mondo del lavoro della salute mentale, ho pensato che non potesse far male stilare una veloce guida su quello che aspetta i neo-laureati che vogliono buttarcisi a capofitto. Anche perché, piccolo spazio pubblicità, quello della consulenza in ambito legale-amministrativo è un servizio che, accorpato alla supervisione clinica, Nova Mentis offre a tutti i suoi partner.

L’inizio è sempre pesante ed è lo scoglio più difficile da affrontare: l’ouverture è sulla burocrazia italiana!

L’università è andata, laurea conseguita, i festeggiamenti hanno eguagliato la cerimonia di apertura di “Atene 2004”, ma la domanda resta sempre la stessa: “E adesso come faccio?”.

L’ingresso nel mondo del lavoro è sempre stato un grande scoglio da superare per il laureato italiano, tra la paura dell’affrontare qualcosa di nuovo e le peripezie che è chiamato a compiere in nome della tristemente nota burocrazia italiana.

Se è vero che questo è un discorso che interessa trasversalmente la più parte dei laureati italiani, è anche vero che chi è meno avvezzo, per forma mentis o studi conseguiti, all’universo “Burocrazia Italia”, non può far altro che chiedere aiuto a “…quell’amico che ci è già passato”.

È con questo intento che nasce quest’articolo: quello di spiegare, nella maniera più sintetica e chiara possibile, cosa deve fare un neo-laureato che ha deciso di avviarsi alla professione di Psicologo.

Andando sul tecnico sono tre gli aspetti che, in questa prima fase, devono essere considerati:

  1. iscrizione all’Albo degli Psicologi;
  2. apertura della Partita IVA;
  3. apertura della posizione ENPAP.

Prendiamoli in rapida considerazione singolarmente.

1 – ISCRIZIONE ALL’ALBO DEGLI PSICOLOGI

È il punto cardine per l’esercizio della professione: per poter lavorare come Psicologo è necessario essere iscritto all’Albo degli Psicologi. Per poterlo fare però è necessario che sussistano tutta una serie di requisiti:

  • l’esistenza ed il mantenimento della tipiche condizioni che la legge ritiene fondamentali (essere cittadino italiano, non aver conseguito condanne passate in giudicato che comportino interdizione dalla professione, ecc…);
  • avere conseguito idoneo diploma di laurea;
  • avere superato l’Esame di Stato, abilitante alla professione;
  • avere debitamente compilato tutti i moduli richiesti dall’Ordine Regionale ed aver saldato tutte le spettanze previste.

L’iscrizione potrà essere compiuta presso l’Albo della regione in cui lo Psicologo è residente, è domiciliato o svolge la professione – fermo restando che, l’iscriversi ad un albo regionale ovvero in un altro non impedisce allo Psicologo di prestare la sua opera sull’intero territorio nazionale.

2 – APERTURA DELLA PARTITA IVA

Punctum dolens di un po’ tutte le libere professioni riguarda proprio lei, la leggendaria Partita IVA e la domanda che tutti si pongono, alla fine, è sempre la stessa: “Ma ‘sta Partita IVA, in pratica, cos’è?”.

Assodato che, arrivati a questo specifico punto, obtorto collo vi servirà l’aiuto di un commercialista, proviamo comunque a spiegare quali sono le caratteristiche principali di questo che è strumento vitale, per i liberi professionisti.

Fattualmente composta da una stringa di 11 numeri, la Partita IVA è uno strumento che lo Stato mette a disposizione perché i liberi professionisti possano operare nel pieno rispetto del regime fiscale italiano.

Di pari passi all’apertura della Partita IVA, dovranno anche essere compiute tutte una serie di valutazioni relative al regime fiscale all’interno del quale iscriversi (e queste informazioni le si demanda direttamente ai dottori commercialisti) e relative alla cassa previdenziale di riferimento (per gli Psicologi, l’ENPAP – in mancanza di apposita cassa previdenziale è possibile iscriversi alla gestione separata INPS).

Di per sé, l’apertura della Partita IVA è un’operazione gratuita (al netto delle imposte di bollo previste), da compiersi presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente per territorio, dove gli appositi moduli – all’interno dei quali va indicato il codice ATECO della propria attività – possono essere consegnati a mano, inviati a mezzo raccomandata a/r o caricarti telematicamente tramite apposito portale.

Se l’apertura della Partita IVA comporta solo un costo una tantum, ad essa sono legati dei costi da sostenere annualmente, come quelli relativi al mantenimento, alla tassazione ed alla contribuzione.

3 – APERTURA DELLA POSIZIONE ENPAP

L’ENPAP è un acronimo che sta per “Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi” ed altro non è che una fondazione di diritto privato che prevede tutta una serie di tutele previdenziali e di carattere assistenziale destinate agli iscritti.

L’iscrizione all’ENPAP è da compiersi entro 90 giorni dalla data del primo incasso registrato ed il professionista Psicologo verserà all’Ente il 2% del totale guadagno di ogni fattura emessa.

I versamenti che concorreranno a formare il tesoretto di contribuzione dello Psicologo associato sono fissati annualmente, secondo tre categorie di contributi fissi:

  • contributo soggettivo, stabilito nel 10% del reddito minimo – prevedendo un versamento “fisso” pari ad almeno € 780,00;
  • contributo integrativo, pari al 2% del corrispettivo lordo con un minino di € 60,00;
  • contributo di maternità, che l’Ente richiede ai propri iscritti per finanziare l’indennità di maternità delle colleghe Psicologhe che diventano madri – quota fissa, stabilita nel 2019 in € 105,00.

Non spaventi la mole di versamenti da fare, dato che questi sono scaglionati nel corso di tutto l’anno solare. Sono infatti previsti un versamento in acconto – basato sul cd. metodo storico, prevede il versamento di una somma pari al 70% dei contributi versati l’anno precedente, da operarsi entro il 01/03 – ed un versamento a saldo – da operarsi entro il 01/10, relativo a quanto riportato in dichiarazione dei redditi ai fini IRPEF.

In aggiunta a questa ripartizione, l’Ente concede una rateizzazione, entro i 150 giorni dalla scadenza, con un interesse mensile pari allo 0,35%.

Particolare, nei versamenti ENPAP, è la possibilità di versare il contributo soggettivo non solo al 10%, ma anche al 20% (con incremento di singoli punti percentuale, quindi 11%, 12%1 13%…): qui la scelta sta a voi, se essere più “poveri” ora per essere più “ricchi” domani o se volete, invece, vivervi al massimo (consentito dalla legge) l’importo delle vostre fatture!

Non vi preoccupate, non è certo finita qui!

Questa trattazione – di suo già sintetica e facilitata! – riguarda solo le nozioni che si possono definire basilari, quantomeno affinché il professionista Psicologo possa operare nel pieno rispetto delle normative fiscali italiane. Dietro questa prima collina c’è però tutto un altro mondo fatto di regole e conoscenze di natura legale e amministrativa che dovranno tenersi presenti per poter svolgere, dal punto di vista pratico, la professione.

Ne parleremo, sicuramente… ma se avete voglia di sapere qualcosa di più specifico basta chiedere “…e lo avrete così, di prima mano, e quindi Hush-hush

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