Oltre la Dislessia: una testimonianza di chi ce l’ha fatta

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Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”

(Albert Einstein)

Giorgio ha 19 anni e ha appena superato la prova di accesso alla facoltà di scienze infermieristiche. Mi ha chiamata, tutto entusiasta, per darmi la notizia, non appena l’ha saputo. La sua gioia e il suo entusiasmo erano davvero incontenibili ed è difficile spiegare con le parole ciò che in quel momento era in grado di trasmettere. Ci aveva sperato tanto e sembrava quasi non credere all’esito che aveva ricevuto. Era riuscito ad occupare uno di quei posti dopo tanto impegno, scoraggiamento e battute d’arresto, rimboccandosi le maniche ogni volta, nonostante lo scetticismo dei professori, dei genitori e di persone vicine che non pensavano ce l’avrebbe fatta. Eppure, contro ogni aspettativa, ora si sta iscrivendo all’università.

Cos’ha di speciale Giorgio? Giorgio ha una diagnosi di DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento). Dislessia, disortrografia, discalculia e un deficit di attenzione sono state le caratteristiche che lo hanno contraddistinto e messo in difficoltà negli ultimi anni nell’ambiente scolastico, al punto da spingere alcuni dei suoi docenti a pensare che la scuola che aveva scelto, un liceo scientifico a indirizzo informatico, non facesse per lui, che non avrebbe combinato nulla nella vita, accanendosi contro le difficoltà che pensavano simulasse volontariamente.

Sin da bambino Giorgio ha manifestato delle difficoltà nella lettura, gli errori nella scrittura erano molto frequenti e sembravano resistere a qualunque correzione da parte delle insegnanti. I numeri poi erano dei nemici da combattere per lui, saltellavano qui e là, sfuggivano e c’era così tanto disordine sui suoi quaderni, che anche lui veniva descritto da insegnanti e genitori come disordinato, distratto, poco incline ad impegnarsi. “È solo un bambino” – ripetevano i genitori – “crescendo migliorerà”.

Giorgio intanto cresceva ma quelle difficoltà erano sempre con lui, ogni giorno a scuola erano una compagnia ingombrante e prepotente che gli faceva guadagnare rimproveri costanti da parte dei professori. Lui iniziava a sentirsi sempre più incapace, faticava tanto mentre cercava di far capire a tutti che l’impegno che ci metteva non era sufficiente a stare al passo delle aspettative di insegnanti e genitori. Inizia a sentirsi sempre un passo indietro rispetto ai compagni. Così, Giorgio comincia ad avere problemi di autostima e si chiude in se stesso.

Arriva il momento di preparare l’esame di terza media e la famiglia, conoscendomi da qualche tempo, decide di affidare a me la preparazione di Giorgio. Inizio a notare le sue difficoltà, all’inizio fatico a entrare nel suo mondo perché lui, come un riccio, punge con i suoi aculei chiunque tenti di avvicinarsi. Il tempo passa ed entriamo sempre più in confidenza. Mi racconta tutto il disagio vissuto negli anni, la sua difficoltà a spiegarsi e la sua volontà di andare avanti, nonostante la tentazione di mollare tutto sia forte. “Sarebbe più facile dare retta a loro e arrendersi. Ma forse io valgo qualcosa.” – mi dice. Decido allora di convincere la famiglia a fare una valutazione e dopo qualche mese, all’inizio delle superiori, arriva la diagnosi di DSA misto. Giorgio all’inizio non capisce ma poi si sente finalmente compreso. Tutte le sue difficoltà avevano ora un nome, venivano riconosciute. Finalmente genitori e insegnanti potevano vedere che lui non stava fingendo, non erano capricci di un ragazzino e non sarebbe migliorato con il tempo. Almeno non senza un intervento specialistico.

Dopo un po’ di tempo, i genitori superano, con non poche difficoltà, il loro scetticismo riguardo i disturbi dell’apprendimento e decidono così di affidarlo al nostro Centro. Giorgio inizia il suo percorso al Doposcuola specialistico. Lavora ogni giorno con tanto impegno potenziando le sue difficoltà. Parallelamente lavora sull’autostima. Si integra perfettamente nel suo gruppo, inizia ad aprirsi sempre di più. La difficoltà però non mancano. Alcuni professori rimangono fermi sulla loro posizione e, non credendo all’esistenza dei DSA come diagnosi riconosciuta, si accaniscono contro di lui, non permettendogli di utilizzare gli strumenti compensativi, non aderendo al suo piano didattico personalizzato, e regalandogli una sfilza di brutti voti che spesso si sono trasformati in debiti da recuperare. E lui, puntualmente, li ha recuperati tutti, con la tenacia che non lo ha mai abbandonato.

Con non poca fatica arriva la maturità, altro scoglio che riesce a superare, decidendo poi di iscriversi all’università, consapevole delle difficoltà, ma desideroso di affrontarle e superarle come ha fatto sempre, stavolta con un livello di autostima che prima gli mancava e che ora lo aiutava a credere in lui e di potercela fare. Per tutta l’estate si affida ad un docente privato che lo prepara ad affrontare i test di ammissione alla facoltà che ha scelto. Più volte si trova sul punto di mollare ma gli torna in mente tutto il percorso fatto, che lui non vuole sprecare. Così, ce la fa. Tra una battuta d’arresto e l’altra si presenta in università, fa i test e giorni dopo riceve l’esito tanto sperato. La sua rivincita verso chi non ha creduto in lui.

Ora è iscritto alla facoltà che ha scelto, vive con due coinquilini in un’altra città ed è consapevole che avere una diagnosi di DSA non è un handicap, come forse troppo spesso gli hanno fatto credere, ma è un pretesto per impegnarsi ancora di più per raggiungere i propri obiettivi come chiunque altro.

Quella di Giorgio è una delle tante esperienze che accomuna chi riceve una diagnosi di DSA. Giorgio ha dimostrato che l’impegno costante nonostante le difficoltà e la presenza di una rete forte e coesa tra insegnanti, famiglia e, se possibile, un servizio specialistico, mettono chiunque abbia difficoltà simili nella condizione di poter raggiungere esattamente gli stessi risultati di chi vive l’esperienza scolastica con più facilità.

La percezione di scarsa auto efficacia, la convinzione di non valere abbastanza e la scarsa autostima permarranno fino a quando gli sforzi di insegnanti e famiglia saranno tesi a far adattare a tutti i costi ogni bambino e ragazzo a rigidi schemi pre-impostati. La chiave è trovare un modo di insegnare e di apprendere che sia a misura del ragazzo, che lo faciliti nel processo di apprendimento, facendolo sentire capace e in grado di raggiungere qualunque obiettivo al pari degli altri.

 

Laura Rizzo

Psicologa e psicoterapeuta in formazione

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