TERAPEUTA E PAZIENTE: una storia d’amore lunga una terapia

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Dott.ssa Rita Guido – Psicologa

Cosa vi viene in mente se pensate ad una terapia psicologica? Quali possono essere gli elementi che caratterizzano una terapia e la rendono, nel contempo, unica?

C’è qualcosa di fondamentale, che rende irripetibile ogni storia terapeutica.

La risposta è tanto banale e scontata, nella sua verità, quanto disarmante: è il terapeuta a fare la differenza.

Molto spesso si pensa al clinico come ad un’entità “trasparente”, neutra, pronta ad accogliere tutto ciò che il paziente porta in stanza, e a restituirglielo in modo chiaro e ordinato.

Se, tra paziente e terapeuta, durante la terapia, sì sviluppa una relazione caratterizzata da fiducia e rispetto,  questa sarà emozionalmente significativa: il terapeuta saprà generare, allora, un setting pervaso da un clima in cui, il paziente, potrà sentirsi compreso, nei suoi problemi, e “legittimato” nei sentimenti che prova.

In realtà, dietro il camice (o dietro la scrivania), esiste una persona, con i suoi vissuti, le sue fragilità e i suoi punti di forza; elementi che, inevitabilmente, all’interno di una terapia, vengono fuori, poiché, anche il terapeuta possiede “un colore”, così come lo possiede il paziente. Proprio questo dà vita alla personalizzazione della terapia, alla sua possibile buona riuscita oppure al suo fallimento.

Questo colore, interno al terapeuta, altro non è che il controtransfert.

In questo gioco di forze, emotive ed affettive, il terapeuta è pienamente coinvolto: il paziente scatena in lui una reazione immediata, carica significativamente: ogni persona, che arriva in stanza di terapia, ricorderà un pezzo di vita del terapeuta; la difficoltà consiste, allora, nel saper distinguere quanto ci mette il clinico e quanto ci mette il paziente: quello che il terapeuta prova, dipende dall’inconscio del paziente o dal proprio?

È in questa domanda che risiede tutta la delicatezza del percorso diagnostico e terapico.

Allo stesso modo, il paziente vede, dietro al terapeuta, chi ha avuto accanto (o chi avrebbe voluto avere). Diventa importante per il clinico allora scoprire chi è quella persona e rendere consapevole il paziente dei suoi meccanismi relazionali.

La relazione terapeutica è, infatti, paragonabile ad una storia d’amore, dove forze di attrazione e forze di repulsione hanno modo di combattere la propria battaglia. Ognuno dei componenti di questa “coppia” funge da specchio per l’altro: ciò che si vede riflesso, spesso, spaventa, e ci confronta con scheletri non ancora o non opportunamente affrontati.

Caro lettore, sei pronto ad affrontare il tuo riflesso?

Dott.ssa Rita Guido – Psicologa

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Questo articolo ha 5 commenti.

  1. vincenzina licastro

    articolo molto utile, interessante e ben scritto. grazie!

  2. Annarosa

    Da terapeuta a terapeuta:brava!
    Descrizione perfetta dei vissuti in una stanza di terapia.

  3. Giancarlo LEGITTIMO

    Articolo molto interessante e pieno di verità, da cui traspare grande professionalità e senso umano. Congratulazioni

  4. Stefania

    ottimo articolo!

  5. Vincenzo

    Articolo che induce l’interlocutore ad intramprendere una sfida ad affrontare il proprio riflesso ottimo altamente motivante!!!

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