Una risorsa preziosa: il tuo tempo

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Che cos’è il tempo? Se dovessero porci questa domanda non sarebbe semplice trovare un’immediata risposta.

“Se nessuno me lo chiede lo so; se volessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so” – S. Agostino

E così tra luoghi comuni, molteplici significati e scarse ovvietà, è questa la definizione che ci arriva da un comune dizionario italiano: “un concetto fisico che viene utilizzato per stabilire l’ordine di una serie di eventi”. Il tempo è una dimensione fondamentale della nostra vita. Si misura con calendario e orologio, si divide in anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti e secondi, ma quanti di noi hanno reale consapevolezza del tempo?

Il tempo ci rende uguali, scorre alla stessa velocità, tutti abbiamo la stessa ricchezza in termini di tempo ma ognuno percepisce il tempo in modo diverso. Quante volte vi siete detti: “queste vacanze sono volate”, “devo stare a letto ancora due settimane, non passeranno mai”, “la riunione non finiva più, è durata un’eternità”. Numerose ricerche sembrano dimostrare che la percezione del tempo sia intimamente soggettiva; essa non è associata ad un sistema sensoriale specifico, psicologi e neuroscienziati sostengono che gli esseri umani sono dotati di diverse regioni complementari del cervello che governano la percezione del tempo (cervelletto, gangli della base, corteccia frontale/prefrontale, lobi parietali e aree supplementari motorie) tuttavia, i meccanismi neuronali alla base della nostra capacità rimangono in gran parte sconosciuti. È opinione ormai condivisa che la percezione del tempo possa dipendere, oltre che da cambiamenti biochimici (ad esempio dai livelli di dopamina), anche da fattori ambientali, caratteriali, dall’età e dalle nostre emozioni. Ad esempio, in numerose ricerche, l’esposizione a stimoli o eventi sgradevoli, tristi e paurosi, pare abbia provocato una percezione del tempo molto più lunga di quanto in realtà fosse, proprio come spesso accade nelle nostre giornate.

Possiamo essere padroni o prigionieri del nostro tempo, possiamo tenerlo per noi o “farcelo rubare”. Sì, perché come diceva il nostro buon vecchio Seneca “non è vero che abbiamo poco tempo, la verità è che ne perdiamo molto”. Lo spreco di tempo è argomento assai diffuso nella nostra quotidianità, frutto di rilavorazioni, lavori inutili e doppi lavori, categorie facili fa riconoscere, infatti basterebbe azzerarle o ridurle per guadagnare tempo. La categoria ruba-tempo, invece, è più difficile da riconoscere e affrontare poiché in essa entrano in gioco anche i delicati equilibri dei rapporti interpersonali. Possiamo creare un elenco smisurato dei nostri “ladri del tempo”, ad esempio: le telefonate e le distrazioni, la mancanza di obiettivi, rimandare i lavori più difficili, la disorganizzazione personale, svolgere troppi lavori in contemporanea, l’incapacità di dire di no, il perfezionismo e le deleghe inefficaci. E cosa accade esattamente quando un “ladro del tempo” ci disturba? Ogni volta che qualcosa o qualcuno ci disturba, e veniamo interrotti, la nostra concentrazione cala e il nostro cervello si mette in stand-by. Al termine del fastidioso evento proviamo a schiacciare il tasto play sperando che tutto si rimetta in moto, ma purtroppo il meccanismo non parte. Dovremo per forza utilizzare il tasto rewind e ritornare indietro di alcuni frame, cioè rileggere il testo che stavamo scrivendo, ricontrollare il calcolo che abbiamo interrotto o ripercorrere il ragionamento sospeso. È evidente che le ragioni per cui sia più produttivo non farsi interrompere sono numerose: 10 interruzioni sono 10 passi indietro; 10 interruzioni da 3 minuti ciascuna sono 30 minuti che prendono il volo; 10 interruzioni sono 10 nuovi, difficili, decolli da effettuare. E come per un aereo il decollo è il momento in cui la sua struttura è sottoposta al maggior sforzo, anche per il nostro cervello, ogni “decollo”, sollecita tantissimo i nostri neuroni e le nostre sinapsi.

È chiaro che per sopperire allo spreco di tempo, bisogna mettere in atto delle strategie, quelle definite come strategie antifurto, occupiamocene insieme.

  1. STRATEGIA DELLA CULTURA: prevedere le emergenze, darsi delle priorità, stabilire un ordine preciso delle attività.
  2. STRATEGIA DELLA PRODUTTIVITA’: conoscere la propria curva di produttività, ritagliarsi momenti di maggiore energia per concentrarsi sulle attività più importanti. Il bioritmo professionale varia da persona a persona. Vi sono due macrotipologie di comportamenti: persona solare (più attiva durante le ore del giorno) e persona lunare (più attiva durante le ore serali o della notte). Non sempre la propria curva di produttività può essere rispettata ma si possono, comunque, programmare le attività, almeno quelle individuali, e collocarle nei momenti in cui siamo nella forma migliore.
  3. STRATEGIA DELLA NEGOZIAZIONE: riuscendo, qualche volta a dire “no”, potremmo privilegiare alcuni “sì”, i nostri.
  4. STRATEGIA DELLA COMUNICAZIONE E DELL’ASSERTIVITA’: fondamentale per delegare efficacemente o saper dire “no”, utilizzando uno stile comunicativo assertivo.

Concludendo, raggiungere un maggiore controllo del nostro tempo ed una maggiore produttività è il risultato di una somma efficace: saper identificare i nostri “ladri del tempo” e saper applicare le “strategie antifurto” sopracitate.

Non possiamo diminuire o aumentare il nostro tempo, ma possiamo imparare ad organizzarlo, pianificarlo e gestirlo. Possiamo scoprire le nostre priorità e aumentare il nostro benessere, impiegando il tempo non solo per le più svariate mansioni ma similmente per tutte quelle attività piacevoli e rilassanti.

Il tempo è una risorsa irripetibile, non si può né tornare indietro né andare avanti. Il tempo è qui.

Dott.ssa Alessia Capasa

Bibliografia

  1. Hindle T., Gestire il tempo, Edizioni Calderoni, 1998.
  2. Seiwert L.J., Gestisci il tuo tempo, FrancoAngeli, 1999.
  3. Varvelli L. e L., Saper gestire il tempo: come migliorare l’utilizzo del proprio tempo e diventare padroni della propria vita, Il sole 24 ore, 2001.

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