Comprendere l’ADHD in età adulta: falsi miti e realtà

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I Sintomi dell’ADHD includono disattenzione, impulsività e/o iperattività, spesso rendono complicato il percorso di studi, causano difficoltà nel lavoro e nella vita sociale compromettendo la qualità della vita (American Psychiatric Association, 2013).

Nella maggior parte dei casi, la sintomatologia diminuisce con l’età, ma circa il 65% di persone sperimenta una persistenza dei sintomi anche in età adulta (Faraone et al., 2006). La stabilità sintomatologica può essere influenzata da molti fattori, come, ad esempio, la gravità dei sintomi sperimentati nell’infanzia (Cheung et al., 2015).  Potrebbero essere implicati fattori di varia natura nell’eziologia dell’ADHD: genetica, neurobiologica, ambientale. In questo articolo proveremo a definire di cosa si tratta, distinguendo tra falsi miti sull’ADHD e realtà, così come indicato dalla letteratura scientifica più recente e aggiornata.

Falsi miti e realtà sul disturbo da deficit di attenzione negli adulti

  • Mito: se non ti è stato diagnosticato l’ADHD da bambino, non puoi ricevere una diagnosi da adulto.

Realtà: molti adulti lottano per tutta la vita con sintomi ADHD non riconosciuti e in alcune situazioni, può capitare che si renda evidente solo in età adulta, in relazione alle maggiori richieste dell’ambiente in termini di organizzazione e attenzione.

  • Mito: le donne non hanno l’adhd

Realtà: in età adulta il rapporto tra il genere maschile e femminile è di 1:1 ciò significa che la sintomatologia si distribuisce in modo omogeneo. Nelle donne si manifesta con maggiore frequenza il sottotipo disattento, che viene individuato e compreso con più difficoltà e, pertanto, è possibile che le donne siano sotto-diagnosticate.

  • Mito: l’ADHD è solo una mancanza di forza di volontà. Le persone con ADHD si concentrano bene sulle cose che le interessano quindi se solo lo volessero davvero, potrebbero concentrarsi su qualsiasi cosa.

Realtà: anche se l’ADHD potrebbe sembrare un problema di forza di volontà, non lo è. Le difficoltà sono dovute alle caratteristiche del disturbo che hanno una natura genetica, neurobiologica, ambientale.

  • Mito: il sintomo principale dell’ADHD è l’iperattività

Realtà: la triade sintomatologica comprende inattenzione, iperattività e impulsività. Il disturbo può essere diagnosticato in tre sottotipi: ADHD disattento, ADHD iperattivo/impulsivo, ADHD combinato. Dunque, ci sono dei casi in cui l’iperattività non è la caratteristica peculiare del disturbo.

  • Mito: le persone con ADHD non possono mai prestare attenzione.

Realtà: le persone con ADHD possono concentrarsi sulle attività che considerano coinvolgenti o stimolanti ma hanno difficoltà a mantenere la concentrazione quando il compito da svolgere è noioso o monotono.

  • Mito: tutti hanno i sintomi dell’ADHD e chiunque abbia un’intelligenza adeguata può superare queste difficoltà.

Realtà: l’ADHD e il quoziente intellettivo sono entità separate che si influenzano reciprocamente. Un elevato QI aiuta le persone a trovare dei compensativi più efficaci per la gestione dell’ADHD e può rendere la diagnosi meno precoce.

  • Mito: l’ADHD non può essere diagnosticato in persone con altri problemi psichiatrici.

Realtà: una persona con ADHD ha sei volte più probabilità di avere un altro disturbo psichiatrico o di apprendimento rispetto alla maggior parte delle altre persone. L’ADHD può sovrapporsi ad altri disturbi.

  • L’ADHD è una scusa per adagiarsi sulle difficoltà.

Realtà: il primo passo per un trattamento efficace è la diagnosi che può fornire alla persona una spiegazione coerente delle difficoltà sperimentate per molto tempo. La diagnosi non deve essere una scusa per subire passivamente il disturbo ma un modo per prendere consapevolezza del proprio funzionamento e attivarsi efficacemente.

  • Mito: L’ADHD si cura solo con i farmaci

Realtà: l’intervento farmacologico è molto importante ma esistono anche altri interventi multimodali che favoriscono un miglior adattamento all’ambiente. In alcuni casi è necessario un intervento integrato.

  • Mito: L’ADHD scompare con l’età

Realtà: in una parte considerevole di persone, l’età permette di compensare efficacemente i sintomi. Gli studi dimostrano che la maggior parte dei bambini mantengono difficoltà di attenzione e/o iperattività anche da adulti. Generalmente possono modificarsi le manifestazioni cliniche.

Source: Dr. Thomas E. Brown, Attention Deficit Disorder: The Unfocused Mind in Children and Adults

ADHD negli adulti, Trento, Erickson di Migliarese G., Venturi V., Reibman Y.L. e C. Mencacci, 2023.

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